Dal primo novembre è entrato in vigore il nuovo Gambling Act nel Regno Unito che – per la prima volta nella storia dell’e-gaming britannico – imporrà ad ogni sito di gioco, di operare con regolare licenza. In questo modo, tutte le società di Sua Maestà che non hanno sede nel Regno Unito, ed hanno goduto di importanti agevolazioni fiscali fino ad ora, dovranno versare il 15% dei profitti lordi derivanti dal gioco raccolto sul territorio inglese (in forza del nuovo criterio “punto di consumo”). Con questa riforma il governo si aspetta di incassare 300 milioni di sterline, circa 352 milioni di euro. Un cambiamento epocale visto che molti operatori presenti nel Regno Unito hanno la propria sede all’estero, in particolare a Gibilterra, dove le tasse si attestano all’1% con un tetto massimo di 425 mila sterline. Visto che da sola la Gran Bretagna rappresenta l’8% del mercato del gioco on line mondiale, il Gambling Act potrebbe diventare un modello anche per altri mercati non regolamentati europei.
Nel dettaglio la riforma riguarda le imprese che forniscono servizi di “remote betting” (scommesse on-line) e “remote gaming” (giochi a distanza) ai consumatori britannici e le agenzie di scommesse con sede nel Regno Unito. Le imprese che operano nel settore del giochi d’azzardo terrestre, come casinò e sale bingo, sono interessati da tali riforme solo se offrono servizi di gioco a distanza. Le modifiche hanno lo scopo di creare condizioni paritarie tra gli operatori del Regno Unito, che erano soggetti ad un’imposta sugli utili lordi provenienti dal gioco d’azzardo e gli operatori esteri, che non erano soggette a tale imposizione.
Come risultato della riforma, le agenzie che offrono servizi di gioco a distanza a soggetti che vivono abitualmente nel Regno Unito (questi ultimi definiti dalla normativa come “UK persons”) saranno ora soggette ad una o più delle relative imposte (General Betting Duty, Pool Betting Duty, e Remote Gambling Duty). La modifica si applica indipendentemente da dove ha sede il fornitore. Chiunque fornisce servizi di gioco a distanza a clienti del Regno Unito da fuori il territorio del Regno Unito, sarà soggetto per la prima volta all’imposta sul gioco d’azzardo nel Regno Unito. Inoltre, a partire dal 31 marzo 2015 gli operatori con licenza sono tenuti ad acquistare software di gioco solo da aziende certificate dalla Gambling Commission inglese. In ogni caso, per poter offrire giochi d’azzardo on line con regolare licenza, gli operatori dovranno assicurare che non più del 3% del loro volume d’affari derivi dai cosiddetti mercati grigi. Un particolare che limita, non poco, le società britanniche ad operare in tutta Europa e non solo. Inoltre, per ottemperare al Remote Technical Standard approvato dal Parlamento inglese che prevede che i prodotti relativi al gioco on line non devono incoraggiare i clienti ad incrementare le loro perdite, ad aumentare la quota o l’importo che hanno deciso di giocare, o proseguire dopo aver indicato che desiderano smettere, molti operatori saranno costretti a rivedere i lori programmi di fidelizzazione e ad eliminare dal software la funzione di auto ricarica. Se non si tratta di una rivoluzione, poco ci manca.