Gli interventi di regolamentazione del mercato del gioco pubblico hanno avviato nel nostro Paese una fase di rapida ed intensa modernizzazione che ha modificato la struttura industriale di questo comparto che rappresenta una delle principali fonti di gettito per l’Erario. A questa riorganizzazione dell’offerta non è però seguita una riforma del regime tributario che, pur tenendo conto delle peculiarità di ogni gioco, rendesse omogeneo il prelievo erariale. Un valore aggiunto non solo in termini di equità e trasparenza. Un sistema ben articolato, infatti, permetterebbe, non solo di realizzare interventi mirati di politica fiscale allo scopo di preservare il gettito, sopratutto in fasi cruciali per i conti pubblici come le attuali, ma sopratutto sostenere lo sviluppo dell’intera filiera.
Nell’ultimo quinquennio, infatti, la tassazione sul gioco ha prodotto un gettito variabile influenzato in larga misura dall’appealing dei singoli giochi, ognuno soggetto ad un particolare regime d’imposta.
Nel triennio 2010-12 il grande successo dei giochi on-line (dove la pressione fiscale è minore) e la contrazione dei giochi della tradizione ha generato, nonostante la raccolta lorda sia aumentata, un calo degli introiti per l’Erario di circa 600 milioni di euro.
Tra il 2010 e il 2011 a fronte di un aumento della raccolta lorda di 18,5 miliardi di euro (pari ad una variazione annua del +30,1%) le entrate tributarie sono rimaste sostanzialmente invariate (circa 8,7 miliardi di euro). Nel 2012, a una raccolta lorda aumentata di quasi il 10% è corrisposta una riduzione delle entrate tributarie di quasi il 7%. In pratica gli oltre 25 miliardi in più spesi dagli italiani nel triennio 2010-12 non hanno generato maggiori entrate per il Fisco.
Di contro, i dati provvisori relativi al biennio 2013-2014 ci raccontano ancora un’altra storia.
Nel 2013 la raccolta è stata di 84,7 miliardi di euro. Nonostante il calo, le entrate erariali sono aumentate del 1,2% passando da 8,1 a 8,2 miliardi di euro. In flessione tutti i giochi tradizionali con la sola eccezione del Lotto, il maggior contribuente del Fisco, capace di crescere dell’1,8%.
Anche il 2014, si prevede, si chiuderà in flessione toccando quota 82,7 miliardi (-2,3%). Solo le scommesse, che si stima genereranno un volume di gioco di circa 5,3 miliardi (i Mondiali di calcio sono stati decisivi), e il Lotto (6,5 miliardi) saranno escluse da questo trend negativo.
Questa discontinuità del gettito erariale può essere spiegata dal fatto che i giochi della tradizione e i nuovi giochi influenzano in misura molto diversa le entrate. Quasi tutti i giochi storici – ad eccezione delle scommesse sportive – contribuiscono all’erario in misura superiore rispetto al peso che hanno sulla raccolta complessiva. Una situazione opposta si registra nel segmento dei nuovi giochi.
Pertanto anche variazioni modeste della raccolta di tali giochi (Lotto) posso avere effetti molto rilevanti sulle entrate complessive.
In base ai trend evidenziati sarebbe opportuno che lo Stato avvii una seria riforma in materia di politica fiscale al fine di contrastare il trend che ha dato luogo all’imponente spostamento del giro d’affari dai giochi ad elevato imponibile a quelli con tassazione nettamente inferiore, determinando pesanti contraccolpi sulle entrate dell’Erario.
Tuttavia, i recenti interventi normativi sembrano andare in tutt’altra direzione contraddicendo, di fatto, anche quanto disposto dalla Legge delega per il riordino armonico dell’intera materia.