Cari amici di Casinò Sicuri, oggi torniamo a parlare di uno degli argomenti che ci sta più a cuore ovvero sulla ludopatia e su quello che si è cercato di fare per poterla contrastare, ovvero…niente! Cercheremo di capire le leggi passate sulla ludopatia, il loro flop e le iniziative che magari potrebbero essere più efficaci.
Negli ultimi anni i decreti legge contro la ludopatia si sono rivelati in gran parte inefficaci. Nonostante l’intento di tutelare i cittadini più a rischio, molte misure si sono limitate a interventi di facciata, senza affrontare le radici del problema. È urgente disegnare leggi future più articolate, capaci di integrare educazione, prevenzione e controlli tecnologici, per invertire la tendenza della dipendenza da gioco.
Il fallimento dei precedenti decreti legge
Le misure promulgate finora hanno mostrato gravi lacune pratiche e strategiche:
- Ripristino dei limiti di orario per le sale scommesse, senza monitoraggio sull’effettivo rispetto delle fasce vietate.
- Obbligo di cartelli informativi anti-ludopatia, spesso ignorati dagli utenti per mancanza di impatto comunicativo.
- Aumento delle sanzioni per operatori inadempienti, ma con controlli troppo sporadici e inefficaci.
- Divieto della pubblicità in TV, aggirato grazie a campagne “informative” (come quella di Lino Banfi) che in realtà promuovono casinò e bookmakers. Questi annunci mascherati creano portali di presunta educazione al gioco, riverberando link diretti a piattaforme di scommesse.
- Promozione in TV di siti di statistiche sugli eventi sportivi: in apparenza servizi neutrali, ma presentano il logo di casinò o bookmakers, reindirizzando in modo subliminale il pubblico al gioco d’azzardo.
Questi escamotage hanno reso inefficace i divieti consentendo alle aziende del settore di mantenere visibilità e appetibilità presso il pubblico, anche tra i minori.
Obiettivi delle prossime normative
Per orientarsi verso un’efficace sensibilizzazione sulla ludopatia, le leggi future dovrebbero avere degli obiettivi più chiari e concreti:
- Rafforzare il divieto pubblicitario calibrandolo su tutti i media, inclusi siti web e social network, con sanzioni progressive e blocchi tempestivi.
- Introdurre sistemi di autolimitazione obbligatori che si attivino al superamento di soglie di spesa personali.
- Destinare risorse a campagne nazionali di sensibilizzazione dedicate a giovani, famiglie e operatori sanitari.
- Prevedere la presenza di tutor informativi nei punti di gioco, in grado di riconoscere i primi segnali di dipendenza da gioco e indirizzare ai servizi di supporto.
- Sanzioni più severe per chi viola il divieto di promozione ai minori o utilizza escamotage pubblicitari.
- Obbligo per gli operatori di destinare una percentuale fissa del fatturato a progetti di cura e riabilitazione dai disturbi da gioco.
- Creazione di un’Agenzia Nazionale anti–ludopatia con poteri ispettivi e di coordinamento su campagne, formazione e tecnologie.
- Revisione periodica delle politiche con report pubblici sull’efficacia delle misure di sensibilizzazione e prevenzione.
In oltre sarebbe anche molto efficacie un programma per coinvolgere fasce di età diverse con approcci diversificati:
- Video educational e podcast con testimonial e influencer che raccontino storie di recupero, facendo leva sull’empatia.
- Inserimento di moduli didattici dedicati al gioco d’azzardo nel curriculum scolastico di educazione civica, per costruire consapevolezza fin dall’adolescenza.
- Challenge e format interattivi sui social, che premiano la creatività e la resilienza, incentivando pause volontarie dal gioco.
- Workshop formativi gratuiti nelle comunità locali, coordinati da psicologi, coach motivazionali e peer educator.
Il ruolo della tecnologia nella prevenzione
Ma oltre a questi interventi “manuali” direi che anche la tecnologia può divenire un’alleata fondamentale:
- Applicazioni mobili per tracciare e limitare le spese di gioco, con notifiche e blocchi automatici.
- Intelligenza artificiale per individuare comportamenti a rischio e inviare alert personalizzati agli utenti e ai loro tutor familiari.
- Geolocalizzazione per impedire accessi ripetuti alle sale scommesse durante periodi di recupero.
- Piattaforme e-learning con simulazioni interattive sui meccanismi delle scommesse, insegnando a valutare probabilità e rischi in modo critico.
Lo Stato, la ludopatia, e il conflitto di interessi
Ma tutta questa attenzione sulla ludopatia la vedo dura, se non come un bluff perché in fondo Lo Stato italiano si trova in una posizione paradossale: da un lato promuove decreti legge e strategie di contrasto alla ludopatia, ma dall’altro trae ingenti entrate fiscali proprio dal settore del gioco d’azzardo. Questa doppia veste genera un conflitto di interessi che indebolisce l’efficacia delle normative anti-dipendenza, infatti si è visto!
Lo sbilanciamento nasce perché le tasse sul gioco rappresentano una fonte di finanziamento stabile per i bilanci pubblici. Ogni eventuale stretta eccessiva rischia di erodere i gettiti fiscali e indebolire la capacità dello Stato di mantenere servizi essenziali. Di conseguenza, l’adozione di nuove leggi future è spesso rallentata da valutazioni economiche, anziché imperniata esclusivamente sulla tutela sociale.
Questo equilibrio conflittuale spiega le misure a metà: divieti e sanzioni annacquati, controlli di facciata e campagne informative tagliate all’osso. Fino a quando il guadagno fiscale rimarrà prioritario rispetto alla protezione delle fasce più fragili, ogni strategia di sensibilizzazione rischia di rimanere inefficace o addirittura contraddittoria.
Per superare questo ostacolo, è indispensabile separare le due funzioni dello Stato: istituire un fondo etico dedicato ai proventi del gioco destinato esclusivamente alla prevenzione, alla cura e alla ricerca sulla dipendenza da gioco, garantendo così che le tasse sul gioco non vengano più percepiti come un incentivo per mantenere lo Stato, ma come uno strumento concreto di contrasto alla ludopatia.
Contrastare la dipendenza da gioco richiede un approccio sistemico e duraturo. Le misure isolate si sono dimostrate inefficaci: serve un mix di regolamentazione più stringente, istruzione preventiva e soluzioni tecnologiche. Solo così si potrà garantire una protezione reale alle fasce più vulnerabili e costruire una cultura della responsabilità e della consapevolezza, fondamentali per arginare il fenomeno nel lungo periodo.
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