Secondo l’Istat l’azzardo è un consumo culturale. Nel rapporto Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, sono riportati gli indicatori di spesa delle famiglie per consumi culturali che rappresentano per L’Unione Europea uno dei punti chiave per la valutazione delle politiche per lo sviluppo delle condizioni di vita e del welfare nel lungo periodo. Stando a quanto rilevato dall’Istat, su dati del 2011, le famiglie italiane hanno destinano alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 7,3 per cento della spesa complessiva per consumi finali. L’Italia si attesta nella zona bassa della classifica, fra la Grecia (ultima) e la Finlandia (prima).
La classificazione usata per gli indicatori di spesa culturale è quella basata sul cosiddetto Coicop (Classification of individual consumption by purpose), ovvero le spese per servizi ricreativi e culturali che comprendono i servizi forniti da sale cinematografiche, attività radio televisive e da altre attività dello spettacolo (discoteche, sale giochi, fiere e parchi divertimento), i servizi forniti da biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali e sportive e – testualmente, dal Rapporto Istat – comprende i compensi del servizio dei giochi d’azzardo (inclusi lotto, lotterie e sale bingo).