Ha monopolizzato il mondo del gambling per diversi anni, grazie al loro modello fondato sulla filosofia del turismo di lusso che ruota attorno al gioco d’azzardo. A rendere il contesto ancora più promettente la partnership commerciale tra magnati americani e imprenditori cinesi con l’unione di milioni e milioni di dollari da investire per creare una rete di casinò tra i più belli al mondo lontano da Atlantic City e Las Vegas. Ma la crisi non risparmia nessuno e i colpi di coda del fenomeno recessivo hanno colpito in ordine di tempo prima i casinò europei, poi quelli americani, fino all’Asia. Il bilancio complessivo dello scorso mese conferma il trend negativo iniziato con l’arrivo dell’estate. I casinò terrestri dell’ex colonia portoghese hanno perso ulteriore terreno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il calo, secondo gli analisti di Honk Hong, si è assestato intorno al 12%, per un volume d’affari di 3,2 miliardi di dollari. Era dal lontano 2009 che Macao non registrava numeri così inflazionati, segno che qualcosa si è rotto nel meccanismo che per quattro anni consecutivi aveva forniti tassi di crescita a doppia cifra.
I motivi dell’improvvisa crisi del gambling sono molteplici: le nuove norme proibizioniste imposte dalla madrepatria cinese hanno spinto un elevato numero di high roller a scegliere altre mete, così come l’entrata in vigore della legge anti-fumo ha ridotto in maniera esponenziale gli accessi alle sale da gioco. Tuttavia, gli esperti della finanza ritengono che il peggio sia ormai passato. Negli ultimi mesi dell’anno, i casinò di Macao dovrebbero cominciare a macinare numeri importanti, in attesa di un nuovo rilancio nell’anno 2015.