Il mondo del gioco d’azzardo è stato l’artefice di una delle più grandi rivoluzioni sociali degli ultimi anni, che ha condizionato in modo notevole lo stile di vita e la società del nostro Paese. Tra i fattori principiali che hanno portato in questi ultimi anni ad un aumento esponenziale del volume di gioco, troviamo la riscoperta di due “prodotti tradizionali”: le slot machine ed un sempre maggior desiderio dei giocatori di utilizzare giochi sempre più semplici dal punto di vista dell’impegno mentale ed in grado di produrre vincite immediate.
Questo fenomeno ha visto, sopratutto in alcune regioni, un esplosione in termini di numero e di affluenza, come nel caso di Pavia. La città lombarda, soprannominata la “Las Vegas” d’Italia, presenta una densità di apparecchi per abitanti di 1 a 104 unità. Nonostante non figurino tra le prime classificate, ci sono, inoltre, molte altre regioni della nostra penisola che hanno risentito moltissimo dell’esplosione di questo fenomeno sia in termini di problemi legati alla dipendenza da gioco sia a livello di criminalità.
Secondo l’Associazione Contribuenti, il Trentino Alto Adige sarebbe all’ultimo posto nella classifica dei giocatori più incalliti, ma i dati relative alla spesa pro-capite dipinge un quadro totalmente diverso. La spesa media pro-capite di 911 euro è emblematica di quanto le nuove forme di gioco si siano diffuse anche nelle regioni settentrionali più “virtuose”. Durante i mesi di ottobre e novembre dello scorso anno il centro di ricerca sociale e demoscopica Apollis ha svolto una rilevazione on line sulle offerte di giochi d’azzardo e sulle iniziative di riduzione delle stesse portate avanti dalle Amministrazioni comunali dell’Alto Adige. Hanno aderito al progetto più del 90% di tutti i Comuni della zona (107 su 116). Mancano, purtroppo, i dati quantitativi del Comune di Bolzano il più popoloso dell’area. Secondo i dati raccolti dai Comuni che hanno partecipato all’iniziativa risulta che complessivamente sono in esercizio circa 1.045 apparecchi automatici distribuiti in 220 esercizi commerciali.
Quasi tre quarti delle slot si trovano nei locali pubblici (bar, ristoranti, hotel) e un quinto nelle sale gioco (punti scommesse compresi). La distribuzione per Comune non è, però, omogenea. In cima alla lista primeggiano i centri urbani più grandi, fra i quali le città di Merano, Bressanone e Brunico. Ci sono poi 38 Comuni che, sopratutto per le loro caratteristiche periferiche e rurali, si possono definire “slot-free”. In media per ogni 1.000 abitanti ci sono a disposizione 2,7 AWP.
Sul fronte degli interventi pubblici per ridurre l’offerta, il Rapporto dichiara che la metà dei Comuni intervistati, vale a dire 56 su 107, hanno attivato negli ultimi 4 anni misure atte al contenimento di questo fenomeno. La disposizione verso tali azioni è evidentemente più grande a seconda della percezione del problema da parte del Comune. Principalmente si è trattato di interventi di sviluppo di un piano di zona e dell’invito ufficiale a rimuovere le slot. Tale azione è stata anche supportata dai controlli effettuati dalle Forze dell’Ordine. Ci sono, poi, 24 Comuni (poco meno di un quarto) che stanno pianificando per il prossimo futuro ulteriori interventi per la riduzione delle offerte di gioco. Un altro dato interessante emerso dalla Ricerca riguarda il sentiment delle Amministrazioni interessate. Circa la metà dei Comuni interessati vorrebbe avere maggiore sostegno, soprattutto per fugare i dubbi riguardanti gli aspetti legali.
Nonostante tutto ciò, la Regione presenta il numero più basso di giocatori ludopatici. Un segnale evidente di come l’educazione al gioco responsabile abbia avuto successo in una regione nota per i servizi di alta qualità che Comuni, Province e Regione offrono ai cittadini.
