Dal duemila, con l’avvento di internet, le possibilità di gioco sono aumentate in modo esponenziale e con esse i rischi legati al gioco patologico. Nonostante ciò, secondo una recente ricerca condotta dalla Buffalo University, il gambling on line non ha affatto inciso in modo determinante sui problemi legati al gioco patologico tra la popolazione americani.
Secondo la ricerca la percentuale di giocatori attivi è addirittura diminuita rispetto a 10 anni fa: da quanto emerso pare, infatti, che nel 2014 abbiano giocato, nel complesso, il 76.9% degli americani, circa un 5% in meno rispetto agli 82.2% dei primi anni 2000, quando l’on line non aveva di certo la notorietà che ha oggi.
Anche la percentuale di coloro che hanno riscontrato problemi legati al gioco è rimasto invariata: solamente l’1-2% dei gambler ha problematiche di tipo patologico.
Stando ai numeri della ricerca, sarebbe in diminuzione anche il numero medio di ore passate ai tavoli verdi virtuali: circa 60 giorni all’anno nel 2000 contro i 54 nel 2014.
Per trovare delle risposte a questi confortanti e sorprendenti dati il dottor Welte, responsabile della ricerca, propone due diverse chiavi di interpretazione. La prima è di matrice puramente sociale: l’attuale situazione economica avrebbe indotto gli utenti a investire il proprio denaro in beni di quotidiana utilità. La seconda, battezzata con il nome di “Teoria dell’adattamento“, ipotizza che, una volta assestatosi il fenomeno, ora la popolazione è conscia di quel che ha di fronte e non è più così attirata dal mondo del gioco.