Grazie al netto miglioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba, si fa più vicino il momento in cui la splendida isola riaprirà le porte al gambling e ai suoi casinò, chiusi dopo l’avvento di Fidel Castro. È utopistico credere che le cose possano cambiare dal giorno alla notte, anche cadesse in maniera definitiva l’embargo (definito anche “el bloqueo”), i tempi per una “nuova” Cuba sarebbero comunque lunghi. Il passo fatto da Barack Obama e Raul Castro rappresenta comunque un riavvicinamento storico tra i due paesi, che da oltre cinquanta anni, come conseguenza della rivoluzione castrista, non hanno più rapporti economici, commerciali e finanziari. Certo è che una volta distrutto “el bloqueo” per Cuba si aprirebbero molte possibilità di sviluppo, una “nuova alba” sotto svariati punti di vista, non ultimo il settore del “gaming”.
Prima della rivoluzione L’Avana era la vera Las Vegas. Negli anni ’50 Cuba era diventata la capitale del gioco d’azzardo e della prostituzione. Alcuni dei casinò cubani più famosi del tempo erano gestiti da Meyer Lansky, un criminale statunitense di origini russe che venne ufficiosamente nominato da Batista “Ministro del gioco d’azzardo”. Quando l’azione di guerriglia guidata da Che Guevara determinò la capitolazione del dittatore nel 1958, le case da gioco furono saccheggiate e date alle fiamme. Nel 1960 Castro nazionalizzò gli hotel-casino dell’isola e dichiarò illegale il gioco d’azzardo a Cuba, istanza tuttora in vigore. La fine dell’embargo consentirebbe la possibilità di aprire nuovamente le case da gioco. Attualmente è l’unica isola dei Caraibi, tra l’altro la più grande, a non avere casinò. Con le case da gioco diverrebbe ancor più interessante da visitare, garantirebbe un mix incredibile fatto di storia, bellezze naturalistiche, sigari, rhum, poker e giochi vari. Come suggerisce il professor Bob Jarvis della Nova Southeastern University: “Non penso che esista un solo dirigente americano di casinò che non stia pensando a Cuba. È stata per decenni il parco giochi degli USA e potrebbe
Nonostante l’entusiasmo, però, Michael Pollock amministratore delegato della Spectrum Gaming ha dichiarato che, anche se il presidente Raul Castro approvasse il gioco d’azzardo immediatamente, potrebbero essere necessari dieci anni prima di vedere aperto il primo casinò. Cuba avrebbe bisogno di un’amministrazione aperta e stabile, di un sistema normativo trasparente che incoraggi le imprese a investire i loro capitali in infrastrutture turistiche. Inoltre, adesso dovrà fronteggiare la concorrenza delle altre isole caraibiche e dei casinò degli Stati Uniti.
Tuttavia, la più grande isola dei Caraibi avrà sempre un fascino particolare nella mente dei turisti richiamati verso le sue bellezze paesaggistiche, la gente cordiale e la musica dal vivo.