Il nostro rapporto con il gioco. Sarà vero che se i cittadini non giocassero più ai loro giochi preferiti sarebbero più sani e felici? Sarà vero che se non “sperperassero” con i giochi d’azzardo il loro danaro favorirebbero lo “sviluppo” e “l’economia” sana e non quella “rischiosa del gioco”? Sarà vero che chi gioca in fondo in fondo non è felice e non si diverte ma cerca solo di risolvere i propri problemi economici? Sarà vero che il tempo libero passato ai video giochi, alle slot machine, ai giochi da casinò porta inevitabilmente ed inesorabilmente alla ludopatia? I nostri titolati accademici che “ci regolano la vita” dicono di sì: tutto ciò che riguarda il gioco -quello legale ovviamente, poiché quello illegale non viene nominato mai– è negativo e va allontanato e portato…. alla fine, deve scomparire dalle nostre esistenze.
Noi non siamo sapienti e dotti. Ci aspettavamo che questi accademici ci trasmettessero un poco della loro “sapienza” invece fanno dei discorsi “piccoli” che poco si avvicinano alla vita reale e sociale. Basta che vadano contro il mondo del gioco legale e lecito e qualunque argomentazione diventa “giusta” e “da seguire”. Chiunque, senza essere un dotto accademico, capirebbe che se non si spende da un lato, si spenderebbe dall’altro! Prosciutto, caffè, cinema, teatro, auto portano a tutta economia “sana”, gioco e divertimento = spreco. Ma questi dotti che ci governano hanno pensato anche ai 200 mila stipendi del circuito del gioco lecito che con le loro buste paga onorano tutte quelle tasse che il nostro Stato ci propina e assolve gli impegni “tributari” che quasi quotidianamente assillano la nostra esistenza travagliata? Hanno pensato a quanto “indotto” che gira attorno al mondo del gioco non avrebbe più una collocazione ed alcun guadagno? Ed ancora hanno pensato alle tante micro imprese che andrebbero a chiudere? Forse no, perchè altrimenti non sarebbero più “dotti”.