Chiamiamo le “cose” con il proprio giusto nome. Innanzitutto, piacerebbe che il gioco d’azzardo patologico fosse chiamato con il proprio nome e non con il termine “abusato” ludopatia perchè è un disagio paragonabile alle patologie di dipendenza e come tale andrebbe riconosciuto, prevenuto e curato. Il gioco patologico è una dipendenza e chiamarlo con un altro nome alla fine può creare solo confusione ed allontanare l’attenzione che invece deve sempre essere “altissima” anche se ci deve essere una differenziazione rispetto ai vari prodotti di gioco che rappresentano diversi livelli di “pericolosità” e, quindi, di patologia. In questo senso la pubblicità deve e può avere un “ruolo importante”, di responsabilizzazione e di prevenzione… ma deve essere “fatta bene”, chiara e mirata e non solo limitata alla banalità di “il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza”. Si sta concentrando l’attenzione pubblicitaria sulla carta stampata e sulla televisione quando è stato “dimenticato” internet che è il mezzo di comunicazione più usato tra i giovani ed i giovanissimi.
Pubblicità e gioco d’azzardo. Sotto questo profilo bisognerà lavorare di più e più profondamente se si vogliono ottenere dei risultati tangibili e che portino i “frutti desiderati”: ci si attende che l’Autorità delle Comunicazioni abbia un ruolo rilevante su questo fronte, perchè l’intervento in materia di pubblicità dovrà essere adeguato ai tempi attuali. Bisognerà anche guardare con attenzione alle pay-tv dove si potrebbe studiare una restrizione di accesso per i minori: tutte situazioni che “rincorrono” i tempi e da tenere in debito conto per poterci lavorare… La prevenzione del gioco patologico può innanzitutto partire per tutelare i minori da politiche serie ed efficaci di restrizione di accesso ai prodotti di gioco, magari sensibilizzando e responsabilizzando gli esercenti poiché dove vengono collocate le slot machine l’accesso ai giovani non viene assolutamente controllato come, invece, nelle sale da gioco dedicate.