Quale sarà in effetti l’obbiettivo del DDL sul gioco patologico? Non si riesce a comprendere, anche se l’impegno è tantissimo, quale potrebbe essere il fine/obbiettivo della Legge Delega relativamente al gioco: sarà in effetti quello di regolamentare, rivoluzionare e riorganizzare il comparto o sarà quello di farlo inevitabilmente sparire? Non si riesce a comprendere come gli emendamenti continuino a crescere, ad “allargare il loro tiro” e mettano in condizione gli operatori di “avviare eventuali attività” nei “deserti” di territori lontani da “luoghi sensibili” e, quindi” “dispersi nel nulla”. In realtà qualora si possa individuare un bar od una tabaccheria ubicata “nel nulla” -quindi in area “non sensibile”- questa dovrà ospitare le slot machine in un ambiente separato dal resto dell’attività, chiuso, non dotabile di area fumatori e non abilitato al consumo di bevande alcooliche e non potrà avere orari di esercizio diversi o superiori a quelli degli altri esercizi commerciali: chi potrà mai investire in questo modo?
Ovunque la si guardi… la predestinata fine del gioco legale sembra essere sempre più auspicata. La prevenzione al gioco d’azzardo patologico passa attraverso “la rimozione” del gioco legale: in conseguenza di ciò duecentomila persone del settore rischiano di “andare a casa” (e con loro gli 8 miliardi di gettito erariale connesso al solo Preu) perchè settemila italiani sono in cura per il Gap, ed altrettante sono “forse” a rischio di esserlo… ammesso che questi dati rispecchino la realtà e che si possano “censire” i giocatori “accaniti”. L’allarme sociale sul Gap rischia di penalizzare il settore e quasi diventa un “allarme” paragonabile alla “vecchia influenza aviaria” (che avrebbe dovuto decimare la popolazione di mezza Europa se non vaccinata subito) e che provocò unicamente un immenso accatastamento di farmaci mai usati da alcuno. Si spera, quindi, che il “mare di emendamenti” al DDL non sia la malcelata intenzione di non “farlo applicare”… mai!