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Da più parti si percepiscono sensazioni che opzioni binarie sia uno strumento particolare, “sui generis”, che rappresentano in relazione al trading normale un mondo a parte che poco ha a che fare con il mercato azionario, valutario ed obbligazionario.
Questo, a volte, porta i “detrattori” di opzioni binarie ad avanzare critiche immense che partono dal pregiudizio che questo strumento è solo “un gioco d’azzardo” e non uno strumento finanziario nuovo che sta coinvolgendo tantissimi traders.
La verità è che opzioni binarie è un trading diverso e particolare, sopratutto per alcuni motivi: la questione del surplus, per esempio, a differenza di quanto si vuole far credere, non è una forma di onestà dei brokers. Brokers disonesti si trovano ovunque, in tutti i settori e non è certamente una peculiarità delle opzioni binarie!
Molto più semplicemente in opzioni binarie il surplus non ha senso: non si guadagno comprando “basso” e vendendo “alto”, ma solo investendo su di un evento. Può sembrare un azzardo… ma non è così, anche se questo meccanismo è ciò che fa tanto discutere e lo fa assimilare alle “scommesse”.
Un’altra differenza riguarda i metodi di composizione dei guadagni che, in opzioni binarie, si conoscono in anticipo, come si conosce in anticipo la perdita eventuale. Anche in questo caso è l’assenza del surplus a contribuire fortemente: i trader offrono un rendimento specifico che in genere si attesta attorno al 75% di quanto si investe, ed offrono un rimborso, in caso di perdita, che generalmente non supera il 15%. È un’altra grande differenza tra il trading tradizionale e quello di opzioni binarie: in quest’ultimo, se il trader è in perdita ad esclusione del rimborso, quando viene proposto, l’intero capitale va in fumo.
Il surplus è un concetto senza senso perché nel trading binario l’investitore non possiede di fatto l’asset, bensì “acquista” un prodotto finanziario il cui valore dipende dal movimento di prezzo dell’asset.