In Italia sono stati il comparto più in crisi quando gli altri giochi crescevano a ritmi vertiginosi. Negli Stati Uniti per reggere la concorrenza asiatica i casinò terrestri in alcuni Stati hanno scelto di provare con l’on line per non perdere quote di mercato e l’esperimento per ora sta dando buoni risultati in New Jersey, Nevada e Delaware.
Diverso lo scenario europeo in cui i casinò tradizionali sono molto spesso più tassati rispetto agli omologhi on line. Disparità che è già arrivata all’attenzione della Commissione Ue che l’ha sanzionata, e che nel ricorso della casa da gioco danese di Arhus alla Corte di Giustizia potrebbe a breve essere sancita come un illecito aiuto di Stato.
Sul fronte italiano le case da gioco terrestri hanno limitato le perdite nel 2013, primo dato in controtendenza, ma a far notizia è soprattutto la privatizzazione del Casinò di Venezia. Molte voci si rincorrono su possibili acquirenti dalla Paradise Entertainment, al notissimo marchio Caesars, dai francesi del gruppo Barrière ai belgi di Partouche.
Sempre parlando di Italia si attende il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i dipendenti dei quattro casinò, che si trova però in una fase di stallo, dopo l’entusiasmo iniziale. Infine è in Sicilia che il tema Casinò è tornato d’attualità: il disegno di legge “Norme per l’apertura di una casa da gioco nei Comuni di Taormina e Palermo” sta vivendo un iter assai complesso. Il provvedimento ha già incassato il parere favorevole del Viminale, ma dovrà in ogni caso approdare al voto parlamentare nazionale per la riserva di Stato nell’apertura di nuove case da gioco. La discussione verrà ripresa nella seduta del prossimo 6 febbraio.