Tanti programmi sul mondo-gioco e tante promesse, ma in realtà cosa si fa? L’unico imperativo che imperversa è vietare. Si parla del mondo-gioco da mesi, si parla della sua ristrutturazione, del suo rinnovamento, delle sue nuove norme… ma quello che per ora si sta ottenendo è “il vietare” la sua pubblicità sul territorio ed attraverso i media. Ma qualcuno ha pensato alle imprese, alle micro-imprese perchè generalmente sono piccole realtà che hanno investito nel settore, hanno pagato concessioni, poichè gli operatori del mondo-gioco operano autorizzati dallo Stato e per conto dello stesso? Imprese che hanno creduto in un’attività che, per ora, non sta ripagando gli sforzi intrapresi. Certamente no, si può dire, nessuno ha pensato a chi ha aperto un’attività ludica ed ora si trova con “mille ostacoli da superare” da parte di varie Amministrazioni e non può neppure pubblicizzare la propria “eventuale” attività od “avventura lavorativa”. Sì, perchè di “avventura” si tratta per quel che riguarda questo settore non certo di attività commeciale.
Vietata la pubblicità al gioco d’azzardo. Oltre a non avere la possibilità di pubblicizzare il “proprio lavoro” gli operatori devono anche denunciare la carenza di tutela per i consumatori: proprio non esiste. Eppure lo Stato sa che non si può rinunciare all’offerta di gioco pubblico: lo stesso Stato ha “voluto” che il gioco facesse parte del nostro quotidiano, l’ha caldeggiato e “spinto” -a volte ad oltranza- ed ora non riesce (o non vuole) più proteggerlo ma… lo ostacola o lo fa ostacolare indirettamente, spingendo inevitabilmente i consumatori verso l’offerta di gioco illegale, non autorizzato e sopratutto non sicuro. Perchè? Gli operatori non se ne capacitano: a loro non rimane altro che contare i danni che deriveranno da questo atteggiamento assurdo, non chiaro e controproducente per tutti: per i consumatori non protetti, per gli operatori non tutelati, per lo Stato… senza più risorse dal gioco. Mah…