Il gioco del Lotto è qualcosa di più di un ambo sulla ruota di Roma. Da più di quindici anni, era il 1997, con l’introduzione della seconda estrazione infrasettimanale del mercoledì, questo gioco è diventato lo sponsor ufficiale di tante iniziative di recupero del nostro patrimonio storico-artistico. L’intento era di garantire al settore una fonte di finanziamento costante nel tempo ed “autonoma” da logiche politiche.
La legge del 1997 disponeva, tra le altre cose, che i proventi venissero destinati in maniera diretta al settore dei Beni Culturali senza nessun genere di filtri da parte di altri dicasteri. Una decisione che ha permesso al MiBAC di incassare dal 2004 al 2008 circa 640 milioni di euro.
Grazie a questo meccanismo virtuoso, milioni di euro sono stati destinati al restauro e alla conservazione di musei, palazzi, chiese e aree archeologiche, con una distribuzione che ha coperto tutte le regioni del nostro Bel Paese, dalle grandi città ai piccoli borghi.
Le cose cambiarono nel 2008 con il quarto governo Berlusconi. Venne, infatti, stabilito che il Ministero dell’Economia avesse il compito di raccogliere i proventi del Lotto per destinarli, successivamente, ai Beni Culturali. Questo passamano è costato caro al MiBAC: da 118 milioni di euro previsti per il triennio 2007-2009, si passa a 60 milioni nel 2010, con la decisione di passare dalla pianificazione triennale a quella annuale. Questi sono però dati previsionali. I consuntivi di bilancio risultano ben diversi: 106 milioni nel 2007, 89 per l’anno successivo, 78 nel 2009, 60 nel 2010 e 50 milioni per il 2011 e il 2012. Cifre comunque di tutto rispetto se paragonate ai 29 milioni che il Governo a messo a bilancio per il 2013 e ai 22 dello scorso anno.
Ma come vengono spesi questi soldi? Nel 2014, ripetiamo, sono stati stanziati circa 22 milioni di euro, distribuiti in quattro macro aree: Direzione Generale, Beni librari ed archivi, Antichità e arti, Cinema e spettacolo. Più della metà delle risorse – quasi 14 milioni di euro – sono state assorbite dalla Direzione Antichità e arti. Al secondo posto troviamo il Dipartimento Beni librari ed archivi, che assieme ai fondi alla Direzione Generale assorbono complessivamente il 24% del budget, a seguire Cinema e spettacolo a cui sono stati destinati quasi 4 milioni di euro.
Dal punto di vista geografico il piano degli interventi – complessivamente quasi 19 milioni di euro – appare eterogeneo: al Sud e alle Isole vanno circa 10 milioni di euro (-15,5% rispetto al 2013), al Centro quasi 7,2 (+5,5%) e al Nord 1,9 milioni (-60%). Da segnalare che il Lazio e la Campania, insieme, beneficiano di quasi la metà degli stanziamenti totali; seguono Piemonte, Basilicata e Veneto.
Per quanto riguarda la Direzione Cinema e Spettacolo i fondi sono stati destinata al finanziamento di vari progetti per l’effettuazione di investimenti straordinari nel settore del cinema nonché per la realizzazione di modelli di gestione e valorizzazione di attività cinematografiche e di spettacolo.
In un momento difficile come quello che stiamo attraversando è inevitabile che i tagli colpiscano tutti i settore della spesa pubblica. Incomprensibili sono, però, certi giochi di prestigio per distogliere risorse destinate – per Legge – ad un settore che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro Paese.