Come ci si deve sentire: protetti e tutelati od allo “sbaraglio dell’informazione pubblica”? Non si sa più cosa sentire, dove guardare, e sopratutto cosa comprendere. Non si capisce “chi deve fare o non deve fare… cosa”: regna una confusione così assurda per tutto quello che riguarda il mondo del gioco d’azzardo che è difficile districarsi in questo “labirinto” di informazioni. Abbiamo avuto lo Stato che per anni “ha martellato” le nostre teste con il gioco legale, ha spinto i cittadini verso questo o quel gioco incentivando quindi “l’avvicinamento” al rischio ed “all’azzardo”: i cittadini hanno ovviamente ricevuto i vari “messaggi” (come tanti altri relativi all’acquisto di sigarette o di alcoolici) e tutto è proseguito per un bel pò di tempo. Poi, pian piano, giornali, televisioni -sia di Stato, quindi RAI, sia private- hanno pubblicizzato “qualsiasi vizio” e questo ha portato un enorme “movimentazione economica” che ha fatto comodo alle casse sempre desolatamente vuote del nostro Erario, portando però la comparsa del “gioco d’azzardo patologico”.
E’ proprio una “missione impossibile” quella dell’Ente RAI di Stato? La pubblicità del gioco è stata fatta ovunque, anche sulla RAI che avendo una “propria missione di moralità” verso gli utenti non dovrebbe permettersi di pubblicizzare alcuna cosa che può portare alla dipendenza: invece la RAI trasmette sulle reti pubbliche spot che incitano a giocare d’azzardo, anche in fasce protette e prima anche di programmi dedicati ad un pubblico giovane. Uno degli ultimi episodi, ma non l’ultimo, è stato quello in attesa della trasmissione della finale di Coppa Italia, evento seguito da 8.800.000 di persone che ha raggiunto il 20,7% di share, con la messa in onda di due spot sul gioco d’azzardo e sulle slot machine. Non è possibile tollerare che la RAI, quindi lo Stato- si presti a ciò che da un altro lato continua a combattere e demonizzare. Ma da che parte davvero sta?