Psicologia e gioco d’azzardo

Un po’ di tempo fa avevamo scritto un articolo interessante con cui si parlava della psicologia applicata alle Slot Machine. Ebbene oggi analizzeremo il ruolo che la psicologia occupa più in generale verso tutti i giochi da Casinò, infatti esiste sempre un meccanismo che parte dentro la nostra testa che ci spinge a giocare soprattutto quando perdiamo in maniera sistematica, anzi in un certo modo sono proprio le perdite che ci spingono a giocare, ma perché? Non perdetevi questo articolo ancora più interessante per scoprire tutti i segreti della psicologia applicata al gioco d’azzardo.

Dunque, il gioco d’azzardo è una fiorente forma di intrattenimento ma può anche diventare una forma di dipendenza per alcuni individui.  Perché la gente gioca d’azzardo quando esiste il detto il “banco vince sempre?  I progressi nelle tecniche di mappatura cerebrale stanno aiutando gli scienziati a scoprirlo. Il gioco d’azzardo è stato una fonte popolare di intrattenimento per molti secoli e in molte culture, e nonostante tutti i decreti messi in atto per limitare il fenomeno la sua popolarità sembra destinata a continuare soprattutto dove i Casinò su Internet e le macchine da gioco elettroniche nei bar stanno fiorendo. Alcuni sostengono che questi cambiamenti sono una buona cosa: il gioco d’azzardo è un’attività ricreativa almeno annualmente e l’industria del gioco d’azzardo è un’utile fonte di entrate per il nostro Paese già molto in difficoltà, addirittura ce chi sostiene che senza il gioco d’azzardo il nostro Paese andrebbe in rovina.

Ma tutto questo ha un costo: per una minoranza di individui, il gioco d’azzardo è un’abitudine a spirale non controllabile. Il gioco d’azzardo problematico è una diagnosi psichiatrica riconosciuta molto presente nella popolazione italiana, ma anche in tutto il mondo.

In sostanza, il gioco d’azzardo è un comportamento piuttosto paradossale, sia che tu stia giocando d’azzardo su macchinette, corse di cavalli, blackjack o roulette, le probabilità sono organizzate per garantire un profitto costante per il Casinò o il bookmaker. L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è che il giocatore faccia una perdita costante. Quindi, perché i giocatori d’azzardo, e in particolare i giocatori problematici, continuano a giocare nonostante la schiacciante probabilità a favore del banco?

Molti studi universitari sono concentrati su diversi modi in cui i giocatori d’azzardo sovrastimano le loro possibilità di vincita. Queste caratteristiche dei giochi d’azzardo promuovono una “illusione di controllo”: la convinzione che il giocatore possa esercitare abilità su un risultato che è effettivamente definito dal caso.

I recenti progressi nella tecnologia di mappatura cerebrale stanno aiutando gli scienziati a capire come queste caratteristiche dei giochi d’azzardo siano così efficaci a fare in modo che un individuo giochi in modo continuo. In un laboratorio dell’ospedale di Cambridge stanno sperimentando una risonanza magnetica funzionale per misurare i modelli di attività cerebrale mentre i volontari si cimentano a giocare a un qualsiasi gioco da Casinò.

Ricerche precedenti hanno comunque già dimostrato un modello affidabile di attività cerebrale quando gli esseri umani ricevono premi in denaro. In particolare, una regione chiamata striato, vicino al centro del cervello, è una componente cruciale in un circuito di ricompensa che risponde anche a rinforzi naturali come il cibo e gli stimoli sessuali, nonché alle droghe d’abuso come la cocaina. Nella ricerca in corso si sta misurando l’attività in questo circuito di ricompensa sui volontari.

Nel corso del tempo, le percezioni distorte delle proprie possibilità di vincita possono precipitare nella “caccia alla perdita”, in cui i giocatori continueranno a giocare nel tentativo di recuperare i debiti accumulati. La caccia alla perdita è uno dei tratti distintivi del gioco d’azzardo problematico, che in realtà assomiglia molto alla tossicodipendenza. I giocatori problematici sperimentano anche voglie e sintomi di astinenza quando viene negata l’opportunità di giocare e spesso si diventa anche violenti.

Oltre a una serie di fattori psicologici, il gioco problematico può anche avere alcune origini biologiche. Infatti la dopamina chimica del cervello è nota per svolgere un ruolo chiave nella tossicodipendenza e può anche essere regolata in modo anomalo nel gioco d’azzardo problematico. I pazienti con malattia di Parkinson, che mostrano la degenerazione delle cellule dopaminergiche, a volte possono mostrare un improvviso interesse per il gioco d’azzardo, legato al loro uso di farmaci che aumentano la trasmissione della dopamina. Anche altri sistemi nel cervello sono critici, in particolare la parte dei lobi frontali immediatamente sopra le orbite oculari, nota come corteccia orbitofrontale.

A seguito di danni alla regione orbitofrontale, i pazienti neurochirurgici spesso mostrano cambiamenti nel loro giudizio e assunzione di rischi. La ricerca sta misurando il comportamento delle scommesse in un gruppo di pazienti simili con danni in questa regione, utilizzando un semplice compito di gioco d’azzardo. Squilibri chimici più sottili in questa regione del cervello possono accompagnare la transizione dal gioco d’azzardo regolare al gioco d’azzardo problematico.

Nella ricerca che è stata condotta si è notato come la voglia di giocare si intensifica soprattutto quando il risultato è vicino al jackpot senza che ci sia una vincita effettiva e questo è comune in molte forme di gioco d’azzardo, come quando il cavallo scelto finisce al secondo posto in una corsa di cavalli. Una moderata frequenza di mancate vincite vicine favorisce il gioco d’azzardo prolungato, e questo è capitato anche ai volontari che non hanno mai giocato in vita loro. Se ci pensiamo bene quante volte ci è capitato di dirci mentre giochiamo: <<questa sarà la volta buona, al prossimo giro vinco sicuro!>>. Queste quasi vincite vengono interpretate dal nostro cervello come prova di stare padroneggiando il gioco e che una vittoria sarà in arrivo!

In oltre anche la scelta personale è un ulteriore fattore determinante del controllo illusorio, riferito a situazioni in cui il giocatore ha una certa responsabilità nell’organizzare le puntate. Ad esempio, i giocatori di roulette piazzano scommesse più alte se possono lanciare la pallina sulla ruota della roulette da soli, rispetto a se il croupier lancia la pallina per loro. I giocatori della lotteria spesso preferiscono una sequenza numerica che hanno selezionato loro stessi e possono rifiutarsi di scambiare il loro biglietto con diversi biglietti di numeri casuali. La scelta sembra incoraggiare la convinzione che il gioco implichi abilità quando in realtà il risultato è del tutto casuale.

Insomma con questo studio universitario inglese si è capito come la dipendenza al gioco d’azzardo viene scatenata da diversi fattori: sia psicologici ma anche soprattutto biologici, e il tutto viene accentuato quando si è vicini a una ipotetica vittoria sperando di poter ricevere una ricompensa nonostante quasi sicuramente non avverrà mai.

Una domanda che mi pongo però è il motivo per cui queste tipo di ricerche non vengono fatte in Italia? Forse ci sarà poco interesse e questo lo si è capito dai diversi decreti poco efficaci di scommesse. Per il decreto sanità infatti il suggerimento di quote non è considerato pubblicità. Probabilmente il fisco italiano è felice quando giochiamo indipendentemente se siamo giocatori patologici o meno.

Avete visto come è stato interessante questo articolo? Conoscere i meccanismi psicologici sul gioco d’azzardo sicuramente potrà aiutarvi a controllarvi un po’ di più mentre giocate. Continuate a leggerci su Casinò Sicuri e troverete tanti altri articoli e approfondimenti interessanti sul gioco d’azzardo.

Antonio Riccardi

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Dopo aver iniziato la sua avventura su Casinosicuri come commentatore, Antonio inizia a scrivere news ed articoli ed entra ufficialmente a far parte della redazione nel gennaio del 2012 con il suo stile inconfondibile ed i suoi articoli sempre piuttosto curiosi.

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