I ricercatori del Rush University Medical Center di Chicago, in un recente studio, hanno ribaltato le concezioni tradizionali in materia di gioco d’azzardo parlando, per la prima volta, in termini positivi di una passione che non può essere giudicata solo dagli eccessi.
Il gioco diventa una patologia quando il giocatore mostra una crescente dipendenza nei confronti dello stesso, aumentando la frequenza delle giocate, la somma spesa nel vano tentativo di recuperare le perdite, la frequenza e il tempo trascorso a giocare con pesanti ripercussioni sulla vita sociale. È classificato come vero e proprio disturbo del comportamento nel DSM-IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, rientrando nella categoria dei disturbi del controllo degli impulsi. Ma, ovviamente, non è sempre così. Almeno di questo sono convinti i ricercatori statunitensi. I risultati di questo studio, condotto analizzando i comportamenti di 900 anziani, uomini e donne, residenti nell’area metropolitana di Chicago, hanno dimostrato che questo tipo di attività sollecita la memoria, il ragionamento, la capacità di decidere in pochi istanti e i riflessi. Una vera e propria ginnastica mentale. Il gioco diventa, quindi, uno strumento per non perdere quella freschezza mentale tipica della giovinezza, che con gli anno tende ad arrugginirsi!