Il gioco d’azzardo lecito deve esistere o no? Il dibattito che insiste nell’essere presente nel nostro Paese sembra essere solo ed unicamente quello se mantenere il gioco lecito oppure no come divertimento per i cittadini italiani. E’ veramente una cosa deplorevole che nel Terzo Millennio si stia ancora parlando di questo e che se ne stia parlando a mezzo di campagne denigratorie e accusatorie nei confronti di questa attività, come se lavorare nel mondo del gioco d’azzardo fosse una sorta di “peccato originale”. Pochi si ricordano di un’audizione di un funzionario dell’Ausl bolognese che, come esperto di patologie, denunciò il diffondersi di un “panico morale” nei confronti della dipendenza da gioco, assai più contenuta rispetto a quanto si possa pensare, enfatizzato da dibattiti politici e da articoli apparsi negli anni sui giornali: questa è la classica “voce fuori dal coro” che può avere l’effetto di riportare sulla Terra il dibattito sul tema del gioco, ma rimane purtroppo una “voce fuori dal coro”.
Altri autorevoli “pareri” sulla dipendenza del gioco. Più recentemente vi è stata un’affermazione del Cnr che ha ravvisato una diminuzione della dipendenza da gioco e, particolarmente, dell’appeal che il gioco d’azzardo avrebbe sulla società aggiungendo che il merito sarebbe da attribuire al diffondersi delle campagne di informazione che si stanno realizzando ultimamente. Sono solo dati basati su stime e rivelazioni condotte dalla cittadinanza, e sono accettabili e discutibili almeno quanto quelli che vorrebbero il dilagare della ludopatia nel nostro Bel Paese. Peccato che alla base di tutte le dissertazioni, alle quali siamo ormai, ahimè, abituati vi sia assenza assoluta di dati certi, ovvero vi sia la mancanza di uno studio epidemiologico autentico fatto dallo Stato sul fenomeno “gioco”. Si lasciano circolare pareri che presentano sempre e comunque “un’onda disfattistica del gioco”, un mare magnum tremendo nel quale i cittadini “sembrano costretti” a navigare.