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I dati macroeconomici pubblicati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 relativamente allo scenario congiunturale statunitense confermano una ripresa solida sospinta dall’incremento dei consumi e degli investimenti privati. Gli stessi dati confermano il rafforzamento dei principali fattori che determinano i consumi: reddito da lavoro e potere d’acquisto. Il primo è cresciuto al di sopra del 5% a/a in termini nominali, mentre a novembre, sempre in termini nominali, la spesa personale è cresciuta dello 0,6% m/m, contro uno sviluppo del reddito personale dello 0,4% m/m e di quello da lavoro dello 0,5% m/m. In termini reali, le variazioni sono di 0,7% m/m per la spesa e 0,7% m/m per salari e stipendi.
Il continuo calo del prezzo della benzina aumenta il potere d’acquisto delle famiglie, determinando pertanto un impatto positivo sul fronte dell’offerta, con una disinflazione che agisce come una riduzione delle imposte sui consumi.
Attualmente, le previsioni più accreditate scorgono il WTI intorno a 40 USD/b a gennaio ed implicano, dunque, un ulteriore ampio calo del presso della benzina, seguito da una stabilizzazione da un graduale rialzo successivo.
Quindi, alla luce dei dati correnti, il CPI dovrebbe registrare una contrazione di -0,6% m/m e segnare già il passaggio alla deflazione, con una variazione di -0,04% a/a (e di -3,9% t/t nel 1° trimestre 2015): le variazioni previste per gli indici core restano positive, sia a livello mensile che tendenziale.
Il FOMC dovrebbe concentrare l’attenzione sulle misure nominali meno volatili: sulle aspettative di inflazione di medio termine delle famiglie, sull’inflazione core e sui salari. È da escludersi l’instaurazione di una spirale deflazionistica, con -nel medio / breve termine- inflazione stabile e salari in rialzo.
Quest’occhiata all’economia statunitense rimane fortemente positiva ed in grado di sostenere lo sviluppo di uno scenario positivo sul quale investire. Il dollaro dovrebbe avere la meglio sui giochi di forza delle altre principali valute internazionali.
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