I casinò sono pronti a sbarcare nel Paese del Sol Levante. Dopo l’ufficializzazione di Tokio come capitale olimpica per i giochi del 2020, in patria, e fuori, sono tutti pronti a scommettere sulla legalizzazione delle case da gioco.
Per il paese si tratta di una grande opportunità per rilanciare l’industria del turismo e dell’intrattenimento. Il Comitato olimpico nipponico ha stimato in trenta miliardi di dollari l’impatto economico della manifestazione, con la creazione di circa quindicimila posti di lavori. Si stima che il Giappone dovrà investire circa un miliardo e mezzo di dollari per allestire gli impianti sportivi. Dove prenderli? Dalla legalizzazione del gioco d’azzardo, ovviamente. Un leitmotiv sentito e risentito. La Union Gaming Group, una delle prime lobby che ha fiutato l’affare e di cui fanno parte le più grandi corporation del gioco asiatiche, ha stimato che la costruzione di due mega resort, a Tokio e Osaka, porterebbe ad un fatturato annuo di circa dieci miliardi di dollari (superiore a quello del Neveda). C’è, inoltre, chi sostiene che, al fianco di queste due grandi strutture, ci sia spazio ancora per altri due resort più piccoli. A livello politico, inoltre, c’è grosso fermento. Se fino a qualche anno fa il gioco d’azzardo era un argomento tabù, adesso non lo è più. Il primo ministro Shinzo Abe, insediato a dicembre del 2012, si è detto favorevole alle legalizzazione del gioco d’azzardo. Se tutto procederà senza intoppi, entro quest’anno la Dieta nipponica legifererà sull’argomento e, a partire dal 2015, si potrebbe partire con le procedura di gara e la scelta del sito. Perfetto per inaugurare il primo resort in concomitanza con l’arrivo della fiaccola olimpica a Tokio.