Il concessionario BPlus ed il suo “signore e padrone incontrastato”. Negli anni, e tanti sono quasi più di un decennio, Francesco Corallo “padrone incontrastato” di uno dei concessionari di gioco più conosciuto ed introdotto sul mercato del gioco -BPlus- ha lavorato con le sue aziende con grande profitto ed accoglimento da parte dei consumatori: l’Agenzia dei Monopoli di Stato lo conosce bene, come altrettanto bene conosce il carattere “fumantino” di Corallo ed anche “tutte le sue vicende personali” sia amministrative che penali. DI questo grande “magnate” si parla spesso sui giornali, a volte bene a volte no, ed a volte anche a sproposito come in una delle vicende particolari che l’ha visto accumunato al termine “mafia”. Il che non depone certamente a favore della BPlus e del suo titolare, nonchè del lavoro che lo stesso ha svolto e svolge nel settore del gioco d’azzardo con grande professionalità, correttezza e successo: non ha importanza che Corallo ogni tanto sia “sopra le righe”, che contesti quasi ogni regola che viene sottoposta. Fa parte della sua personalità, del suo modo di porsi nella vita e della sua “organizzazione lavorativa”.
Francesco Corallo non frequenta la mafia. In ogni caso, a scanso di equivoci e per non lasciare che qualcuno butti fango di qui e di là, la Prefettura di Roma ha al vaglio la revisione dell’interdittiva nei confronti di BPlus e questo è stato comunicato dalla stessa Prefettura proprio ai legali di Corallo che avevano richiesto al Prefetto di rivalutare la situazione che si era creata nei confronti della detta società: vietare di accostare il nome di Francesco Corallo alla mafia. L’imprenditore non è contiguo alla mafia come è stato già stabilito dalla Corte di Appello di Roma che ha fatto ordinare la pubblicazione in tal senso di un provvedimento sul quotidiano “La Repubblica” e la cancellazione di ogni riferimento a Francesco Corallo dai report della DIA.