Nonostante in alcuni paesi il mercato dei casinò terrestri stia mostrando segnali di ripresa, la vacillante economia statunitense continuano a pesare negativamente sul settore. Nel breve periodo i progressi del mercato dovrebbero restare lenti e ci vorrà ancora del tempo prima che si raggiungano i livelli record del periodo che ha preceduto la crisi. Negli Stati Uniti, l’eldorado del gambling sta precipitando nel calderone di chiusure e licenziamenti che hanno contraddistinto altri settori dell’economia nazionale. Atlantic City, storica rivale di Las Vegas nella leadership del gioco d’azzardo, ne è un esempio. Oggi il 75% delle sue case da gioco è in bancarotta o sta per entrarci e l’altro 25% – secondo il magnate Donald Trump – è attaccata a un respiratore. Meglio non va in Pennsylvania e Philadelphia. Il Trump Plaza potrebbe diventare il quarto casinò nel giro di pochi mesi a chiudere definitivamente i battenti. Prima di lui l’Atlantic Club, quindi lo Showboat Atlantic City Hotel and Casino (in fase di chiusura) e infine il Revel, che ancora non ha chiuso le porte ma che ha già presentato due volte istanza di fallimento. Il periodo di depressione potrebbe sortire degli effetti negativi sull’indotto e sulle casse degli stati federali statunitensi, un danno anche per il bilancio economico complessivo della presidenza Obama. Uno dei problemi principali è la spietata concorrenza nelle nuove mecche del gioco sorte, un po’ ovunque negli States, che hanno limitato l’esclusività di località storicamente note per il turismo legato al gioco d’azzardo. Senza contare che la legalizzazione del gaming on line ha sicuramente allontanato una buona parte degli appassionati dai tavoli verdi.