La salute del gioco a terra è precaria. Più grave di quella degli anni passati, una considerazione confermato dai dati sulla raccolta di gioco, continuamente in calo. Chiaramente si parla del gioco sportivo, soprattutto quello delle scommesse a quota fissa, visto che le scommesse a totalizzatore e i concorsi a pronostico sono praticamente ferme da anni. Sono molti ad invocare non solo un restyling dell’offerta ma, sopratutto, un ripensamento di tutto il progetto della rete di raccolta. La differenziazione (frammentazione) dei punti di raccolta e di conseguenza i prodotti che possono essere venduti sta riducendo ai minimi termini i guadagni delle micro imprese familiari che un tempo potevano contare su un’entrata certa proveniente da questo settore.
Senza considerare l’aumento della concorrenza: nell’ultimo anno sono stati messi a bando 2.000 punti vendita per la raccolta delle scommesse.
Le nuove agenzie, tuttavia, soffrono della brevità della durata delle concessioni, un periodo di tempo ridicolo se si pensa agli investimenti dei concessionari e quindi ad una serie di costi che comunque grava sulla rete.
Una soluzione sarebbe quella di permettere a tutti i corner e le ricevitorie (anche quelle che ancora hanno solamente i concorsi a pronostico) di raccogliere le scommesse. Non solo, sarebbe necessaria la rimodulazione degli aggi alla categoria, un sistema che ad oggi soffre una differenziazione eccessiva tra i diversi giochi e non paga il lavoro necessario perché un ricevitore possa, davvero, essere incisivo sul successo di un gioco.