La reputazione del gioco d’azzardo è veramente così cattiva? Od è così che lo si vuole “dipingere”? Non si può certamente dire che “il mondo del gioco d’azzardo” sia stato aiutato, specialmente negli ultimi due, tre anni, ad adempiere il suo ruolo: quello di far divertire, e solo divertire, i giocatori. Da tutte le parti si sono lanciati “strali” contro le attività del gioco che però hanno contribuito più che generosamente nel momento più buio del nostro Paese -forse più di quello attuale che stiamo attraversando- a riempire le casse del nostro Erario che hanno accettato di buon grado tutte le risorse possibili che si potevano “esigere” dal settore. Ad un certo punto lo Stato -che prima aveva spinto verso questo o quel gioco lecito-, i politici, le associazioni, la carta stampata, le televisioni pubbliche e private sono insorti in varie forme contro il “gioco” in modo anche molto superficiale ed hanno “quasi indotto” la cittadinanza a percepire più che negativamente tutto ciò che “circolava” attorno al mondo del gioco.
Nascita della “bad reputation” del gioco. Da qui, la nascita di questa “bad reputation” e l’affannoso arrancare dei vari comparti per adeguarsi alle “più strampalate” richieste da parte delle Autorità. Ora, non solo il gioco legale non deve “scusarsi di esistere”, ma è stato chiaramente dimostrato che questo mondo non è certamente la cattedrale della malattia sociale italiana: i cittadini sono stati male informati oppure informati in modo erroneo e “parziale” da personaggi certamente non idonei all’analisi ed alla comprensione dei dati divulgati dai vari canali di informazione sia pubblici che privati. Insomma, il mondo del gioco potrà giustificarsi, spiegare, dimostrare ma se chi guarda non “vede o non vuol vedere” quale sia la realtà e racconta quello che è più pratico raccontare… purtroppo non c’è scampo. Non c’è “peggior sordo di chi non vuol sentire”…