Il gioco pubblico: la terza economia nazionale. Che piaccia o no, che si faccia parte o no della “parte dei cittadini benpensanti”, si deve comunque riconoscere che il settore del gioco pubblico è la terza economia nazionale capace ancora oggi di creare occupazione in questa nostra “malandata” Penisola e capace anche di attirare, ma non si sa ancora per quanto, stranieri che vogliano investire nelle aziende nazionali. Fatta questa premessa che darà noia e fastidio a tantissimi cittadini si deve sottolineare che gli ultimi tre Governi che si sono avvicendati nella “guida” -se così possiamo dire- del nostro Paese continuano a rimandare iniziative “serie e definitive” per il comparto del gioco pubblico portandolo man mano verso un declino, ahimè, preannunciato. Sopratutto negli ultimi mesi quando tutto il settore era in attesa di “novità assolute”, ristrutturazioni, velocità negli interventi, il trend del gioco fa rabbrividire: e sono in gioco le vite di tante famiglie che gravitano attorno e dentro al “gioco pubblico”.
Il malcostume politico. Tante parole, sempre parole dette da uno o dall’altro schieramento politico ma il suo malcostume sta veramente causando una “lenta agonia” del comparto economico e produttivo del gioco pubblico. Si potrà fermare tutto ciò? E con che armi? Il veramente triste di questo malcostume politico è che oltre al comparto del gioco tale comportamento si tirerà dietro anche il resto del Paese in un fallimento politico prima ancora che economico ed industriale e sinceramente non ce o si può assolutamente permettere se non vogliamente finire in ginocchio. La sconfitta equivarrebbe, senza dubbio alla rinuncia di uno dei capisaldi dell’ordinamento italiano che prevede la gestione del gioco in regime pubblico con il dichiarato obiettivo di sottrarre questo mercato legale all’illegalità. L’abbattimento del gioco lecito significherebbe proprio la sua riconsegna al “sommerso”, un concetto chiaro, cristallino e si dovrebbe dire anche, risaputo.