Ottima strada il programma di auto-esclusione. Si ritiene che l’iscrizione al programma di auto-esclusione dai siti e dai casinò sia una forma di presa di coscienza, magari anche tardiva, ma che in ogni caso può aiutare il giocatore ad uscire da un tunnel in cui “si è infilato” e dal quale trova difficoltà ad uscirne: non dimentichiamo che chi gioca giocherebbe ovunque e con qualsiasi cosa come a chi piace bere, berrebbe qualsiasi cosa ed ovunque. Quindi si deve fare appello alla propria volontà di uscire dai disagi patologici…. ma bisogna crederci sino in fondo e, comunque, farsi aiutare da chi questi “disagi” sa come “prenderli”.
L’auto-esclusione non giustifica una richiesta di “rimborso di danaro perso”. Una donna di Delta, in Canada, che aveva perso almeno 78mila dollari in due casinò mentre si era iscritta in un programma di auto-esclusione dal gioco della provincia di Vancouver, ha perso la sua battaglia intentata contro la British Columbia Lottery Corporation alla quale chiedeva di riavere indietro il danaro puntando la sua richiesta sulla sua iscrizione al programma di auto-esclusione ed accomunando in questa sua richiesta anche il Fraser Dowms Racetrack & Casinò di Surrey ed al Cascades Casino di Langley. Il giudice al quale era ricorsa la giocatrice ha però ritenuto e scritto che la stessa era la principale responsabile nel decidere di restare fuori dal casinò dopo essersi iscritta nel programma di auto-esclusione e che solo per l’iscrizione al programma non aveva senza dubbio guadagnato il diritto ad avere indietro i soldi persi: secondo il giudice i casinò avevano adempiuto ai propri doveri di farsi carico dei problemi di dipendenza da gioco ottemperando ai protocolli di sicurezza e di sorveglianza per accertare l’identità di persone come lei. Lei che aveva proprio evitato in ogni modo e maniera di farsi riconoscere e rintracciare dai vari controlli messi in atto.